Il crescente interesse per i cambiamenti climatici con conseguenze ormai gravi sul sistema idrogeologico, ambientale con danni sull’ecosistema di tutto il pianeta è alla base dei numerosi convegni e congressi internazionali. Il loro lo scopo di dare velocemente risposte e porre rimedio allo sgretolamento del patrimonio naturale della terra per mano dell’uomo. I limiti da imporre per il risparmio energetico e per la salvaguardia delle risorse della terra sono in forte contrapposizione con la corsa allo sviluppo economico e industriale a cui ambiscono non solo le superpotenze della terra ma anche tutti gli altri paesi cosiddetti “in via di sviluppo”.
L’evoluzione e il progresso corrono veloci e passano dall’attingere alle fonti energetiche presenti sulla terra: l’acqua, terreni da coltivare ottenuti con disboscamenti, allevamenti intensivi, sversamento di prodotti nocivi nei mari e inquinamento delle falde acquifere sono solo alcuni esempi. Non possiamo negare il fatto che fin dalla sua comparsa l’uomo si contraddistingue dal mondo animale per le sue facoltà intellettive. Il suo principale strumento per progredire. Questo non potrà che continuare anche in futuro. La vera differenza la fa il modo con cui si può evolvere. Ossia considerare un’evoluzione e progresso sempre più rapido e senza discriminazioni o scegliere una strada più cosciente che pianifica le azioni in rispetto di quello che è un bene comune da preservare anche per le generazioni future? La risposta a questa domanda sta all’origine del concetto di smart city. Con questo termine si identifica una pianificazione urbana consapevole, una città intelligente, che tenga conto delle esigenze di sviluppo senza precludere la sostenibilità, il basso impatto ambientale, la mobilità, la governance e la qualità della vita. Recenti studi e indagini hanno stimato che ben il 75% del consumo di risorse naturali avviene all’interno delle città. I centri urbani sono anche i principali produttori di rifiuti e qui si concentra la maggiore emissione di CO2 e sostanze inquinanti nell’atmosfera. Serve quindi una pianificazione alternativa e che può trovare attuazione nella smart city.
In questo modello di città la tecnologia è al servizio dell’uomo e dell’ambiente: le reti e i servizi tradizionali diventano più efficienti tramite l’impiego di soluzioni digitali volte a dare un reale a beneficio ai cittadini e alle imprese. In particolare, per meglio intendere, in una smart city vengono implementate reti di trasporto urbano più intelligenti, ossia più veloci, puntuali e green, si utilizzano impianti di distribuzione idrica e smaltimento dei rifiuti controllati in ottica di economia circolare con dispositivi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici.
Nella smart city ci sono ampi spazi verdi, il sistema di impiego dell’energia solare o del vento o del moto dell’acqua sono una delle alternative ai combustibili tradizionali. Le automobili ibride o elettriche o le biciclette sono green e sono sempre più condivise fra gli utilizzatori ossia car sharing o bike sharing. Oltre a questo, in una smart city l’amministrazione dei suoi abitanti è più interattiva, gli spazi condivisi sono più sicuri e nessun cittadino è considerato di serie b: vengono pensate soluzioni più friendly per gli anziani, per i portatori di handicap, per i bambini e per culture e tradizioni di differenti origini. Tutte le risorse sono organizzate in modo intelligente per poter rendere il centro urbano autosufficiente da un punto di vista energetico; in questo luogo le innovazioni e i sistemi digitali sono impiegati in ogni ambito e concorrono a rendere la citta oltre che attrattiva, sicura, veloce, organizzata anche competitiva.
Spostando ora l’attenzione nel dettaglio al nostro territorio nazionale, in Italia il termine smart city è piuttosto comune: circa la metà della popolazione sa che cosa significa. I più giovani, poi, sono i più reattivi a questo concetto. La città italiana che sta in cima alla classifica delle metropoli tipo “smart” è ad oggi Milano. Nell’ultimo decennio sono tanti i progetti e le realizzazioni nate su questa impostazione: tutto il nuovo quartiere Isola, con il suo giardino verticale è solo un esempio. Qui è stata fatta una riqualificazione del territorio in ottica di valorizzazione delle aree comuni, del valore degli spazi verdi e di strutture e servizi sempre più a misura d’uomo.
Spostando lo sguardo al resto del mondo troviamo altre città con un concetto di smart city ancora più evoluto: Tokyo, Parigi, New York, Amsterdam e Londra. Un caso veramente estremo di reale concretezza si verifica a Tokyo. Qui esistono le previsioni meteo combinate con quelle del consumo di cibo. In base al tipo di clima si fanno stime circa la domanda di cibo dei consumatori e questo consente di ridurre gli sprechi. Altra situazione ricorrente a Tokyo come pure a New York è l’aumento del numero di robot utilizzati in supporto all’uomo anche nelle strutture pubbliche: negli ospedali per l’aiuto alla somministrazione di farmaci, nelle scuole per le operazioni di pulizia e di distribuzione del cibo nelle mense, con la possibilità di memorizzare determinate esigenze ad hoc per gli utenti.
Questo panorama può affascinare come anche spaventare, poiché presenta una realtà non per tutti nota. Con l’avanzare delle generazioni le smart city diventeranno sempre più comuni. Ciò che deve rimanere costante e garantito è l’amministrazione e gestione dei parametri che regolano la vita in una smart city in mano a personale competente e quindi ad una governance che mantenga pur sempre un lato umano.